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Riflessione

data articolo 27/12/2010 autore Maurizio Artale categoria articolo COMUNICATI
 
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Quando si comincia una riflessione con delle premesse, sembra quasi si vogliano prendere le distanze dall'oggetto delle premesse stesse. Ma credetemi: non è questo il caso. Mi riferisco all'articolo del Giornale di Sicilia di qualche giorno fa, in cui si legge dell'assegnazione a Palermo di un altro bene confiscato alla mafia all'associazione Addio Pizzo e della riflessione fatta dal Procuratore Capo di Palermo Dr. Messineo, che, in sintesi, afferma che ancora non c’è stata una vera e propria presa di coscienza collettiva sul problema del pagamento del pizzo da parte di imprenditori e commercianti. Concordo perfettamente con quanto da lui dichiarato e, a mio modesto parere, credo di conoscere almeno uno degli aspetti che rallentano la presa d’atto da parte di tutti i cittadini. Stando a ciò, la premessa è dovuta. Premetto, dunque, che penso sia giusto che le istituzioni siano vicine ai cittadini singoli, alle associazioni e alle cooperative nella diffusione di percorsi virtuosi a contrasto delle forme di mafia e devianza, e che l’assegnazione di un bene confiscato alla mafia sia un reale segno di come si può restituire il maltolto alla collettività. Ora, per evitare che la mia riflessione possa essere fraintesa, non porrò la mia attenzione sul fatto che Addio Pizzo abbia in gestione due beni confiscati a Palermo, diversamente da altre associazioni, come il Centro Padre Nostro (che io rappresento), che, nei dieci anni in cui ha presentato domanda, non ne ha mai ricevuto alcuno, dovendo anzi avvalersi di avvocati e rivolgersi alla Procura della Repubblica per avere ragione del mancato affidamento di una villa confiscata a Gianni Jenna, prestanome dei fratelli Graviano (attualmente vuota e in stato di deterioramento) ed attendendo ancora oggi l’esito della denunce sporte. Vorrei piuttosto soffermarmi sui criteri e sulle priorità adottate dalle Commissioni che assegnano i beni, proprio per cercare di rispondere alle dichiarazioni del Procuratore Capo di Palermo. Comprendo l’importanza del lavoro che svolgono i ragazzi di Addio Pizzo, ma mi chiedo: è forse meno importante aprire un asilo nido a Brancaccio o nel quartiere San Filippo Neri (ZEN), dove poter far crescere i bambini in luoghi sicuri e con operatori che, sin dalla tenera età, possano “consegnare” a piccole dosi, esempi di comportamenti di legalità? Perché ancora oggi, dal mese di Marzo, data in cui il Comune di Palermo ha emesso il bando per l’assegnazione di beni confiscati alla mafia, a cui il Centro ha partecipato in riferimento ad un bene sito allo ZEN (in cui aprire un asilo nido e un centro per disabili) non ha ancora ricevuto riscontro? Penso proprio che, se vogliamo arrivare tra dieci anni ad avere una cittadinanza matura e conscia del male che ha creato e continua a creare la sudditanza a poteri mafiosi, dobbiamo cominciare proprio a rivedere gli “obiettivi” dei nostri interventi e porre tra le priorità del nostro agire l’attenzione ai bambini. Se vogliamo che gli imprenditori e i commercianti di domani non paghino il pizzo, dobbiamo custodire le nostre scuole, tutelare la categoria degli insegnanti che hanno a cuore il proprio ruolo, essere vicini e “prossimi ”a quelle famiglie che vogliono far crescere i loro figli diversamente da come sono cresciuti loro, ovvero senza istruzione, senza lavoro senza una scuola, senza un asilo, senza… senza speranze.

Maurizio Artale

ALLEGATI

allegatoGiornale di Sicilia - Disponibili 57 beni confiscati: al Comune arrivano 20 istanze [1399]

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